

In un paesino di montagna, quieto e distante dalle grandi città, viveva Gianfranco, un uomo pieno d’inventiva. Per il modo in cui muoveva nell’aria le mani e il suo avere sempre in tasca una chiave inglese, si era guadagnato il soprannome di Gabola: colui che riesce a risolvere qualsiasi garbuglio. O a crearne?
Non era semplice credere alle storie che il Gabola raccontava quando si trovava attorno al tavolo dell’osteria assieme ai suoi amici. Raccontava di quella volta che lo Scià di Persia era rimasto in panne sulla strada per Firenze e lo chiamarono per rimediare al motore che si era fuso. Che le sue storie fossero vere o meno, tutti in paese lo ammiravano per l’inventiva e l’intraprendenza. Se poi gli oggetti che riparava funzionassero, beh… questo nessuno lo sapeva.
Un giorno sentì arrivare dalla strada voci concitate e allarmate: sembrava che qualcosa fosse andato storto alla diga che stava in cima al paese. Il Gabola si affrettò a uscire per strada “Ditemi dove devo andare e ci penso io!”. “Ma no, Gabola! Qui serve un ingegnere meccanico! Non puoi riuscirci!”. Alla voce della signora col bambino per mano si accodarono tutte le altre delle signore che si erano riunite in piazza. “Ma sì, figuriamoci se è un guasto che puoi risolvere tu, Gabola!”
Il Gabola dinanzi a tutto questo disfattismo si sentiva ferito, nessuno credeva che ne fosse capace. Intanto in piazza era arrivato anche il sindaco a rassicurare tutti: avrebbero dovuto arrangiarsi con l’acqua dei pozzi, ma nel giro di una settimana sarebbe arrivato un ingegnere che avrebbe risolto tutto. “Una settimana”, borbottò fra sé il Gabola, “io in una settimana la sala motori della diga la ricostruisco di sana pianta, altroché!”. E senza dar retta più a nessuno, tornò in officina a recuperare la sacca con tutti i suoi attrezzi e si avviò verso la montagna. Quando fu sicuro che gli operai della sala operativa fossero tutti andati via, si intrufolò al suo interno. Era il paradiso per lui: pareti e pareti ricoperte da marchingegni meccanici ed elettrici. Tutto nella norma, se non fosse stato per un ticchettare fuori ritmo. Il Gabola si concentrò e cercò di capire da quale punto della sala provenisse, e poi, quasi il suo udito fosse dotato di poteri speciali, lo individuò. Ma era proprio quello che faceva per lui: un garbuglio meccanico! Non desiderava altro!
Si mise all’opera fischiettando e smonta, rimonta, sostituisci, il sole era sorto e tutta la notte era passata.
Mancava solo un bullone, perché tutto tornasse al proprio posto, quando alle sue spalle entrarono gli operai, sorpresi di trovarlo lì. “Ma che ci fai qui, sei impazzito?”. Gabola fece finta di non sentirli e strinse il bullone. Nello stesso momento in cui lo fece, le macchine ripresero a borbottare, come se stessero per ripartire, ma con qualche incertezza. L’aria tutt’intorno era tesa, le persone, Gabola compreso, immobili. Poi un fischio. Sembrava fosse tornato tutto in ordine. Erano tutti ancora un po’ stupefatti, quando nella sala macchine entrò un giovane operaio tutto eccitato: “Correte a vedere fuori!”
All’esterno, proprio sulla diga, si era levato uno spruzzo di goccioline minuscole che, creava un arcobaleno splendido. Sembrava proprio un ponte magico che univa la diga al paese. Gabola, aveva dimostrato che a credere in se stessi, e con una buona dose di intraprendenza, anche di fronte alle situazioni più complicate, e anche se non tutti credono in noi, si può essere capaci di compiere vere e proprie magie.